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lunedì 1 marzo 2010

Fumetto: CLAMP- Shojo manga

E bravo Alfredp Goffredi...
Dopo la "svisata shonen" (cfr. Maconi [2010]) arriva a questo giro la "svisata shojo". Tra i tanti shojo attualmente pubblicati uno dei pochi che non mi sembra una fotocopia di cose già viste è Tsubasa RESERVoir CHRoNiCLE, realizzato dallo studio CLAMP.
Lo studio CLAMP negli ultimi vent'anni è diventato (salvo eccezioni) un marchio di fabbrica che garantisce qualità ai lettori di shojo e non solo, per la capacità di realizzare storie in grado di attirare anche un pubblico di lettori con gusti differenti. Le CLAMP spaziano così tra il fantasy canonico (Magic Knight Rayearth) e quello mistico (RG Veda), il fantascientifico "domestico" (Angelic Layer, Chobits) e quello apocalittico (X 1999), dal mistery-horror (Tokyo Babylon, XXXholic) al simil-quotidiano (Lawful Drugstore).
Voglio soffermarmi su Tsubasa RESERVoir CHRoNiCLE a questo giro, perchè mi è sembrato un esperimento curioso.
Tsubasa ruota attorno ai viaggi dimensionali e subito mi è sembrato interessante per due motivi:
1. prende i personaggi delle CLAMP e li riutilizza, adattandoli a nuove situazioni, nuove storie, nuove ambientazioni;
2. per quanto la narrazione segua lo stile narrativo orientale, ha una stuttura fortemente occidentale - o meglio ha una struttura fortemente da comic book, nel momento in cui viene ad intrecciarsi, di tanto in tanto, con l'altro manga che lo studio di mangaka realizzava in contemporanea, XXXholic, la cui realtà è punto di partenza e pretesto per le avventure di Tsubasa (ma questa non è una novità, anche se accade molto di rado; chi si ricorda il crossover tra Dragonball e Dr. Slump & Arale).
La trama non è originalissima: Sakura e Shaoran (da Card Captor Sakura, ma differenti) arrivano da Yuka (per l'appunto uno dei protagonisti di XXXholic), la quale, per salvare la ragazza, costruisce un gruppo di cronoviaggiatori (ai due si aggiungeranno un guerriero privato della spada, Kurogane, e un mago privato della magia, Faye, oltre a Mokona, strano essere a forma di polpetta creato sulle pagine di Magic Knight Rayearth) e lo manda alla ricerca di piume che contengono i ricordi della ragazza, perse tra le varie dimensioni. Inizia così un viaggio che, tra alti e bassi, colpi di scena o presunti tali, durerà 28 numeri (è di prossima conclusioneo anche in Italia).
Come detto prima, uno dei punti di forza della serie, a mio avviso, è il riuso di certi personaggi, talvolta in modo fedele alla loro psicologia, talvolta in modo puramente funzionale alla trama. Si crea così una specie di cultura del riuso all'interno di una tradizione manga ben attestata come quella che è la produzione a fumetti dello studio CLAMP. Una simile operazione è totalmente occidentale, per non dire statunitense (tanto piena di riletture e universi alternativi, senza contare alcune copie fin troppo esplicite create da un'editori concorrenti) e molto si discosta dalla logica della produzione nipponica. Quindi, occidentale nell'idea, nella strutturazione a trame incrociate con altre opere. La scelta dei personaggi su cui strutturare il gruppo mi fa ancora una volta pensare al Viaggio verso Occidente, ma a lungo andare potrebbe anche essere un'esagerazione. Ciò non toglie che, guardacaso, i tratti del protagonista giovane/sprezzante, dal grande potenziale e pronto a infrangere le regole continuano a farmi pensare allo scimmiotto.
Quale può essere la motivazione di una scelta simile? Negli USA le varie riprese servono il più delle volte a svecchiare personaggi che hanno già sulle spalle dai trenta ai cinquanta anni di pubblicazione; le motivazioni narrative sono secondarie, spesso è ben più probabile che la finalità sia economica e volta ad attirare nuovo pubblico presentando personaggi 1. più "nuovi" / più giovani e quindi più vicino ai giovani di oggi(le varie teen version, le riprese delle origini, o una serie come Ultimate Spiderman), 2. più accattivanti (come fu, ad esempio la linea 2099 della Marvel Comics) o 3. più attuali (ad esempio i vari passaggi di ruolo in DC Comics).Per una serie come Tsubasa, invece, una simile motivazione è impensabile, dal momento che i personaggi considerati provengono da serie già concluse e che non hanno più di vent'anni.
Si può inoltre ricondurre l'operazione ad un fenomeno sociale tipicamente nipponico. Si potrebbe scomodare una lettura della società giapponese frammentata all'interno delle pagine di Tsubasa, all'interno della quale l'intersezione tra idiosincrasie ed eccesso di regolamentazione detonano una forma di totale schizofrenia sociale. Si potrebbe ma è solo una possibile interpretazione, le autrici non si sono espresse in merito e, per quanto sia possibile (poco ma possibile) che sia una lettura inconsciamente voluta sembra molto poco probabile. Proporre una simile lettura senza avere uno straccio di prove sembra un po' forzato (anche se, ripeto, è una lettura possibile); tuttavia è interessante se considerata in relazione alla realtà del cosplaying, che nasce, si sviluppa ed ha il suo maggiore punto di applicazione all'interno dei confini nipponici. I personaggi di Tsubasa (siano essi protagonisti o personaggi secondari) sembrano cosplayer di personaggi mai visti, o attori su un palco. Tutta la questione sembra quindi spostarsi sul piano dell'identità, dei personaggi così come dei lettori, del paese. Nuova identità? Identità perduta? O, addirittura, su un piano ancora superiore, assenza di identità?