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giovedì 17 giugno 2010

Fumetto:L'esercito imperiale e Robin Wood

Da tempo volevamo parlare di Robin Wood ma Harry dice lo fa così bene che riportiamo direttamente il suo post!
L’esercito imperiale è entrato a Roma.
Una frase breve. Poche parole messe insieme per esprimere un concetto.
Ma sotto questo concetto, c’è un incendio infernale, che illumina il mondo intero.

Il
bonellide più straordinario che si trova nelle edicole italiane da anni è senza dubbio Dago Ristampa. Ma non farti ingannare. Se il formato editoriale è in tutto e per tutto simile a un prodotto Bonelli, la sua costruzione, le tematiche, la sua origine e direi quasi tutti i dettagli lo differenziano da esso.
L’Eura Editoriale, bruciata come Roma e rinata come Aurea, ha da anni investito su uno dei migliori sceneggiatori di fumetti del mondo, dal nome
Robin Wood, uno di quelli che se gli commissioni un Dylan Dog Gigante è capace di dare una sua interpretazione del personaggio efficace, personale e contemporaneamente centrata. Uno di quelli che sa muoversi tra tragedia, commedia, realismo storico e caricatura senza perdere un grammo di originalità e forza evocativa. Uno di quegli autori dalla conoscenza enciclopedica e dalla sensibilità unica, che con Mojado, per citare un'altra sua celebre creatura, sa raccontare l’emarginazione e la disperazione della vita di frontiera messicana e, contemporaneamente, solide storie di avventura.
L’Eura/Aurea, dicevo, chiede da anni a Wood una breve storia di 12 pagine da pubblicare su un suo settimanale. I brevi capitoli compongono un mosaico esteso, un fluire infinito di avventura e tragedia, nei bagliori di fiamma del Sedicesimo secolo.
Prendo un numero a caso, il 31° uscito nel dicembre 2004, da cui è tratta la citazione iniziale. Wood è coadiuvato ai disegni dall'ottimo e fedele
Carlos Gomez. L’occupazione di Roma da parte dei lanzichenecchi del Sacro Romano Impero in cui Dago si trova coinvolto è pretesto per gli autori per rappresentare in chiave simbolica il crollo di ogni freno morale e di ogni limite alla crudeltà. Le guerre esasperano la perversione, e la vita è costantemente in pericolo. Qualcosa di simile a quanto espresso con altrettanta urgenza in chiave letteraria da Uomini e No di Elio Vittorini o da La Pelle di Curzio Malaparte (a proposito della Seconda Guerra Mondiale).
Le didascalie sono secche, dirette e liriche. I disegni, con primi piani inquietanti, tagli di prospettive dal basso, movimenti sincopati da una vignetta all’altra, una cura maniacale per i dettagli, traghettano l’esperienza del lettore dalla superficie realistica del tratto alla profondità impressionista del messaggio.
Ogni situazione, ogni azione, ogni immagine di queste pagine ha un valore innanzitutto narrativo/descrittivo e contemporaneamente simbolico/evocativo.
È questa doppia valenza la quintessenza di Dago e dei migliori lavori di Robin Wood. È questa attenzione alle emozioni, questa capacità di distaccarsi dalle sole esigenze di sviluppare una trama, a distanziare completamente Dago da altri fumetti di medesimo “formato”. L’apparente realismo nasconde altro proprio come il formato (e la forma) dimessa che si rifà alla tradizione Bonelli svela un contenuto molto più ricco.
Sono passati molti anni e Dago Ristampa è ancora in cima alle mie letture preferite. Wood lo si osserva muoversi con la stessa intelligenza, pieno di energia e di inventiva, pur nei suoi luoghi narrativi tanto familiari. Un patrimonio artistico che non deve passare inosservato e di cui, in fondo, ogni potenziale lettore dovrebbe gioire.
(Se solo la grafica di copertina e la cura editoriale fossero più accattivanti e al passo coi tempi!)
Harry