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venerdì 21 gennaio 2011

Programmatori, grafici, consulenti informatici: manifesto lavoro autonomo 2011 da ACTA

Via Webmasterpoint. Articolo di Fabio Lepre.

Ecco il popolo delle partite IVA. Il manifesto dell’Associazione del terziario avanzato ne traccia l’identikit e critica il sistema di welfare italiano. Gettate le basi di un programma politico: “Vogliamo contare di più”.

Consulenti informatici e designer, esperti di comunicazione e programmatori, grafici e professionisti delle pubbliche relazioni 2.0. Insomma, il popolo delle partite IVA. Adesso tutti i lavoratori autonomi hanno un loro manifesto del lavoro, redatto e sottoscritto dai membri dell’ACTA, l’Associazione Consulenti Terziario Avanzato. L’obiettivo? Dare valore e tutela a un popolo in crescita e con un contributo crescente nell’economia italiana. “A loro non sono riservate tutele né protezione sociale, e si trovano oggi ad affrontare grandi difficoltà aggravate dalla crisi corrente, che sta distruggendo le catene di produzione di valore”, è scritto nel documento.

Il Manifesto dei lavoratori autonomi di seconda generazione è articolato in tre parti. Nella prima viene definito l’identikit di questa figura professionale: “Siamo una particolare categoria di lavoratori autonomi, non siamo commercianti né contadini, non apparteniamo alle professioni protette da Ordini ma siamo tra i lavoratori indipendenti quelli più moderni, figli di un sistema che è stato chiamato post-fordismo”.

Nella seconda si punta l’indice contro il sistema di welfare italiano: “Siamo riconosciuti come cittadini ma non ancora come cittadini-lavoratori. Che vuol dire? Che a noi vengono riconosciuti i diritti che appartengono alla sfera delle libertà borghesi ottocentesche ma non quelli che appartengono ai sistemi di sicurezza sociale fordisti, propri del Novecento”.

Nella terza viene tracciato un programma politico e generazionale. Cinque i punti sui cui si fondano le loro idee: fiscalità e previdenza, diritti universali, formazione, coalizione per contare di più, servizi ai soci. Criticata la gestione separata dell’INPS che, nonostante i contributi superiori al 26 per cento, “non garantisce la disponibilità di una pensione adeguata”.