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lunedì 12 dicembre 2011

Sceneggiatura Fumetto: Thermæ Romæ di Mari Yamazaki


Recensione di Laura Tosello da Terre di confine


La vicenda narrata nel manga Thermæ Romæ (Terumae Romae, 2008) ci catapulta nella Roma del 128 d.C. sotto il governo del saggio imperatore Adriano. Lo sconsolato ingegnere Lucio Modesto fatica a trovare un'idea originale per la costruzione di nuovi impianti termali. Un giorno, mentre si immerge meditabondo in una piscina delle terme per rinfrancarsi, si ritrova trasportato, non si sa come, in un moderno bagno pubblico giapponese.
Lucio non si rende neppure conto di aver viaggiato nel tempo e, vedendo un'immagine del monte Fuji, lo scambia per il Vesuvio. L'impatto con la misteriosa cultura del "popolo dalla faccia piatta" spiazza l'orgoglio romano del povero viaggiatore, ma il fascino delle loro invenzioni è irresistibile. Sbalzato nuovamente nel suo tempo l'acuto ingegnere troverà il modo di adattare alla vita di Roma le conoscenze apprese, tornando così un progettista sulla cresta dell'onda.
Gli inspiegabili viaggi temporali si susseguono e con essi le notevoli invenzioni di Lucio che lo faranno assurgere a uomo di fiducia dello stesso imperatore. Ma, se la carriera gli arride, la vita privata piange, e il povero Lucio, troppo preso dal lavoro, rischia di vedersi abbandonare dall'affezionata moglie Livia...

COMMENTO
Mettere due culture a confronto spesso è un felice primo passo per scrivere una storia. E cosa accomuna la civiltà nipponica e quella latina, oltre a un territorio vulcanico? Forse il modo molto simile di sfruttarlo. Sia gli antichi Romani che i moderni Giapponesi hanno sempre fatto della cultura termale un punto focale della loro quotidianità; ed è proprio raccontando questa semplice quotidianità che Mari Yamazaki si è aggiudicata nel 2010 il Manga Taisho Award, il Premio Culturale Osamu Tezuka e la poltrona di ospite all'ultimo Lucca Comics & Games 2011. 
Tuttavia, l'idea vincente di questa autrice non è nata sfogliando i libri di storia ma dalla nostalgia: viaggiando a lungo in altri Paesi, ha spesso sentito la mancanza dei bagni pubblici nipponici e, come spesso accade, i pensieri più semplici sono quelli che poi offrono gli spunti migliori.
Attraverso le avventure del romano Lucio, il lettore prende familiarità con alcune simpatiche consuetudini delle terme giapponesi, come gli onsen tamago, le uova cotte nell'acqua termale, e l'ondol, il pavimento riscaldato per curare i dolori articolari. Lasciata da parte ogni reticenza, l'autrice illustra senza inutili pudori i particolari di gabinetti sia antichi che moderni, permettendoci di imparare qualcosa anche della nostra storia. Pochi sanno, per esempio, che gli antichi Romani, quando si recavano alle latrine, usavano conversare tra loro mentre espletavano i propri bisogni, e, per quanto amanti dell'igene, si accontentavano di pulirsi con la stessa spugna comune. Ma non sono solo le piccole curiosità a rendere speciale questa storia: attraverso i suoi personaggi si percepisce un calore umano, un senso comunitario di accoglienza e ospitalità. Nelle terme giapponesi c'è spazio per tutti, perfino per i macachi dalla faccia rossa. L'autrice sembra voler ricordare a tutti che, per quanto l'esistenza sia sempre più difficile e frenetica, è importante ogni tanto regalarsi una pausa e godere dei piaceri della vita.
Il tratto del manga, piuttosto semplice e grezzo, non compone certo tavole particolarmente raffinate, i disegni hanno scarso slancio e dinamicità, tuttavia non si può non apprezzare l'onestà stilistica dell'autrice nel rispettare i tratti fisionomici giapponesi: non si può dire che i vecchietti da lei disegnati siano affascinanti, ma sicuramente sono simpatici e autentici.
La narrazione è fluida e si lascia leggere senza intoppi. La storia segue però uno schema a episodi autoconclusivi, tutti piuttosto simili tra loro, e, forse, proprio in questo sta il tallone d'Achille dell'opera. Per il prosieguo della vicenda, l'autrice non potrà più limitarsi a disquisire su ogni singolo sanitario, ma dovrà escogitare nuove svolte narrative.
Riguardo al come e al perché avvengano i viaggi nel tempo non viene fornita alcuna spiegazione, l'unico tramite sembra essere proprio l'acqua termale, e al lettore come al protagonista non resta che accettare il 'volere degli dèi'. Ovviamente Lucio e i suoi ospiti non parlano la stessa lingua, ma non nasce alcuna disputa o incomprensione: i Giapponesi sono cordiali e amichevoli quasi all'inverosimile.
Sebbene il protagonista sia un ingegnere, non si trova nel manga nessun vero riferimento all'ingegneria idraulica, antica o moderna che sia; l'autrice evita di imbarcarsi in discorsi troppo impegnativi. Mettere a confronto due culture così distanti nel tempo rischia di creare un dialogo troppo monodirezionale e autoreferenziato. Nonostante l'autrice spieghi chiaramente di non voler dimostrare nessuna superiorità culturale, non guasterebbe invertire ogni tanto i ruoli, nelle prossime puntate. E se una volta tanto fosse l'ingegnere Lucio a insegnare qualcosa ai moderni Giapponesi? Magari lo strigile potrebbe tornare di moda.
L'opera di Mari Yamazaki è impregnata di nostalgia per una quotidianità che va scomparendo. Se noi abbiamo da tempo confinato le nostre terme tra le mura di costose S.p.A. poco accessibili per la gente comune, anche l'attuale Giappone, travolto ormai da una modernità troppo individualistica e alienata, sta perdendo la cultura comunitaria dei bagni pubblici. La vita delle terme illustrata da Mari Yamazaki si rifà perlopiù agli anni Settanta e Ottanta, e rischia anch'essa di finire sui libri di storia, un vero peccato. "Relazionarsi con gli altri mentre si è completamente nudi e immersi nell'acqua calda potrebbe essere la strategia vincente per mantenere la pace nel mondo!": riflette così l'autrice, e, per quanto ingenua, la sua osservazione non è poi così assurda.
In un mondo globalizzato e livellato che sembra non serbare più alcuna sorpresa, ci si sofferma a riflettere su quanto alcuni elementi del nostro vivere quotidiano possano ancora risultare sconosciuti e interessanti per qualche straniero; e forse smetteremo di stupirci vedendo i turisti giapponesi fotografare incuriositi le nostre cassette postali.