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sabato 17 aprile 2010

Fumetto: Dylan Dog HUMOR dal 27 aprile

Direttamente dal sito di Sergio Bonelli editore.
Negli ultimi anni, i lettori "Dylaniati" si sono ormai abituati all'appuntamento con il Dylan Dog Color Fest, un numero antologico che racchiude quattro storie complete da 32 pagine, nello splendore del "technicolor", solitamente presentato nel periodo estivo. Il 2010, come già annunciato in precedenza, inaugura una piacevole variazione a questa gradita routine: un'uscita primaverile "tematica". È così, dunque, che, dal 27 aprile, troverete in edicola un Color Fest insolito, sottotitolato "Humor"!
L'albo è impreziosito dalla “lupoalbertiana” copertina realizzata per l’occasione da Guido Silvestri, in arte Silver. D'altronde, chi altri, se non uno dei padri del fumetto comico italiano, poteva regalarci la straordinaria rivisitazione della ormai mitica cover del numero uno di Dylan Dog, mettendo a confronto l’inquilino di Craven Road con gli abitanti della Fattoria McKenzie in chiave "zombesca"?
Ma l’esplosione di comicità che pervade le pagine di questo volume sembra aver colpito solo i disegnatori, lasciando illesi gli impietosi sceneggiatori che, seppure con un po’ più di autoironia, si sono dimostrati crudeli come d’abitudine. Ad aprire le danze troviamo Tito Faraci, con una storia, “Manichini”, confezionata su misura per l’inconfondibile segno di un caposcuola disneyano come Giorgio Cavazzano. I due tentano di spedire Dylan all’altro mondo, ovvero in una misteriosa seconda Londra da cui sarà difficile fare ritorno. Segue “Una pesante situazione”, che è quella in cui finisce l’Indagatore dell’Incubo quando il suo corpo inizia a ingrassare senza ragione e in maniera inarrestabile. Artefici di questa trasformazione sono lo sceneggiatore Lorenzo Bartoli, alla sua prima prova con il personaggio, e Massimo Carnevale, che fa il suo ritorno sul "Color Fest" dopo la recente ottima prova sulla serie regolare, che qui dimostra di saperci fare anche come autore comico. È poi il turno di “Morire dal ridere”: Bruno Enna scrive un racconto nel quale a farla da padrone è in realtà l’horror mescolato all'humor nero in cui si sono intinti i pennelli di Fabio Celoni. A chiudere l'albo troviamo “La lettera bianca”, un incubo, architettato da Giovanni Gualdoni per i disegni di Corrado Mastantuono, che precipita l'Inquilino di Craven Road nelle fauci di alcune creature che cancellano dalla memoria tutto ciò che divorano.