VIA SINFONIA LAB.
Tra gli esperti del web una delle parole più in voga oggi è usabilità (traduzione forse poco elegante dall’inglese “usability” e tuttavia espressiva). La sua definizione canonica così come pronunciata dall’ISO (International Organization of Standardisation) recita: l’usabilità misura “l’efficacia, l’efficienza e la soddisfazione con le quali determinati utenti raggiungono determinati obiettivi in determinati contesti” (cfr.: Wikipedia). In senso generale quindi trattare di usabilità significa interessarsi del buon rapporto tra un prodotto e le aspettative (o le esigenze) del suo utilizzatore finale.
Che cosa significa questo nella vita di ogni giorno? Quando un potenziale utente decide di acquistare o usare un artefatto (sia esso un prodotto o un’interfaccia) valuterà costi e benefici ed in particolare il rapporto positivo fra essi. I benefici possono essere l’utilità, la piacevolezza e la semplicità d’uso o anche benefici meno concreti come il prestigio.
I costi, oltre quello economico, possono essere il tempo e la difficoltà di utilizzo: imparerò velocemente ad usarlo? Cosa succede se sbaglio?
Scopo dell’usabilità è minimizzare i costi e massimizzare i benefici per l’utente, quindi progettare secondo criteri di utilità e piacevolezza, ma stando ben attenti agli sforzi necessari per raggiungere un buon grado di soddisfazione, riducendo al minimo l’attivazione di competenze cognitive, attentive, di memoria ecc; cercando inoltre di prevenire gli errori, ma soprattutto di minimizzare l’impatto negativo dell’errore.
Le emozioni positive, derivanti dal successo ottenuto dall’utente fruendo di un artefatto, o quelle negative, dovute all’insuccesso, determineranno il valore dell’esperienza utente.
In poche parole “è necessario saper progettare”, partendo dalle esigenze del target e da quelle del prodotto in relazione agli obiettivi per cui nasce e saper adattare le seconde alle prime e non viceversa. Per far questo è importante conoscere il destinatario fruitore: le sue abitudini, i suoi interessi, il livello culturale, le competenze specifiche, i suoi gusti.
Il web ai tempi della sua diffusione globale, indiscriminata e multi-device rappresenta uno dei campi in cui la filosofia dell’usabilità sembra determinare in modo incontrovertibile il destino di un prodotto o servizio.
Pensiamo a quando entriamo in un sito seducente, pieno di “effetti speciali” (le sempre più deprecate animazioni flash per esempio), ma dobbiamo attendere diversi interminabili secondi perché si concluda i il filmato d’apertura e si possa accedere alle informazioni di interesse; oppure quando non riusciamo a capire da che porta entrare, o ancora, quando una volta addentrati nella navigazione, scopriamo di esserci completamente persi e non riuscire a ritrovare le informazioni che desideravamo approfondire. User centered design,navigazione intuitiva, accesso alle informazioni per diverse tipologie di ricerca, testi studiati ad hoc, immagini emozionali, ma leggere, sono alcuni dei principali criteri su cui costruire un buon sito. E se volessimo, infine, gettare l’amo, nel mare delle opinioni e delle “best practices” riguardanti la “web usability” pescheremmo sicuramente i più begli esemplari nelle zone dove predominano pertinenza, univocità direzionale, chiarezza e universalità d’applicazione.
Uno dei nostri ultimi progetti potrebbe rendervi il conto del nostro modo di concepire la “web usability”.