L’americano Charles Burns ha iniziato la lavorazione di Black Hole nel 1994, proseguendo poi negli anni successivi.
Se appare difficile catalogare un’opera così originale (cronaca semiautobiografica adolescenziale, narrazione horror...), è indiscussa invece la conferma del particolare talento di Burns nel descrivere atmosfere misteriose che divengono fascinose e terrificanti nello stesso tempo.
Disegnato in un bianco e nero fortemente contrastato, Black Hole, di cui la Coconino presenta il secondo volume dei tre in programma, propone una narrazione non cronologica: negli anni Settanta un’epidemia si propaga tra gli adolescenti, trasmettendosi per via sessuale (metafora scoperta dell’Aids) e causando diverse mutazioni fisiche.
L’epidemia, sempre più diffusa, è diventata ormai una parte indissolubile della vita degli adolescenti della cittadina, modificando e sconvolgendo la loro stessa esistenza.
Ragazzi allo sbando che, nello sballo delle droghe e dell’alcool, cercano una via d’uscita per una realtà che faticano ad accettare.
La foresta ai margini diventa sempre di più il rifugio e un oasi di pace per tutti gli esclusi e i contaminati; un luogo dove forse ricrearsi un’esistenza basata su nuove regole… ma non tutto, purtroppo, sempre essere così semplice…